“Un treno che attraversa la democrazia”. Generazione di un’opera, l’opera di una generazione
Presentazione ufficiale del libro di Gianni Cascone, il 25/XI/2013 a Bologna.
Ho già avuto modo di richiamare in un post l’importanza di questa pubblicazione: ne riparlo perché si tratta davvero di un’esperienza meritevole di essere ricordata, non solo a riconoscimento di quanti vi hanno contribuito, ma per il suo profilo di straordinaria attualità.
All’inizio degli anni ’90 del secolo scorso l’Alta Velocità è entrata in Emilia-Romagna come previsione di un “siluro” che ne attraversava il territorio, con nessun o pochissimo rispetto della morfologia delle città e dei sistemi locali, per collegare Milano e Roma a 300 km all’ora. Ne è uscita, con le successive realizzazioni, come un Sistema ferroviario ad Alta Capacità, dopo anni di confronto, che hanno coinvolto le istituzioni locali, le competenze dei servizi di prevenzione, controllo e pianificazione urbanistica e territoriale, nonché le popolazioni interferite e i soggetti attuatori. Sistema integrato con il disegno della mobilità ferro e gomma, per i passeggeri e le merci, di Bologna e dell’Emilia centro-occidentale, rispettoso dell’ambiente e del paesaggio, ovunque e soprattutto nei punti più critici (Modena, Bologna, la tratta appenninica Bologna-Firenze), funzionale a una rimodulazione degli assetti urbani di importanti città, e con garanzia di rispetto ed appropriato risarcimento per l’agricoltura, i luoghi, i cittadini interessati dall’attraversamento. Il libro si concentra sull’avventura che è stata la realizzazione dei 73 km di gallerie nel tratto appenninico, ma è davvero l’epopea di una più grande impresa collettiva.
Per Modena, lo ricordo, questo passaggio significa, una volta che tutto sarà stato ultimato, la ricongiunzione del quartiere Madonnina con la città, grazie allo spostamento della linea storica, con la rilocazione dello scalo merci dal centro urbano a Cittanova/Marzaglia, a suo volta collegato con quello ceramico di Dinazzano, e il raccordo della linea veloce, per almeno 6 tratte giornaliere in direzione Roma e Milano, direttamente con la stazione centrale FS, che si rafforza nel ruolo di nodo intermodale, per tutti i collegamenti di trasporto pubblico urbano, e territoriale. Certo, la situazione di oggi è ancora molto lontana dall’ottimale delineato: pesano i disagi, soprattutto per la qualità del trasporto regionale e locale, e i ritardi nel completamento di importanti parti del progetto come concordato. Bisogna dunque vigilare e incalzare per conseguirne la completa e sollecita attuazione: e per questo anche la “narrazione”, che recupera il senso e una memoria dell’azione intrapresa, può ben rappresentare un contributo.
Il ruolo di governo della complessità esercitato dalle Istituzioni, il protagonismo delle competenze dei servizi e uffici pubblici preposti alla prevenzione della salute e della sicurezza del lavoro, insieme ai tecnici dell’urbanistica, dell’ambiente, dell’agricoltura e della sanità, la cooperazione, la trasparenza e la partecipazione di forze sociali, comitati e cittadini, cioè tutto quel che fa la democrazia, hanno assicurato prevenzione e controllo sociale, sollecitato innovazione progettuale e costruttiva (come avvenuto nello scavo dei 73 km di gallerie della tratta in appennino, con la stazione medio-padana e il ponte di Calatrava a Reggio Emilia, e nella ideazione e realizzazione del Viadotto Modena per l’attraversamento del suo territorio), e conseguito efficacia nella gestione dei cantieri e qualità di risultato.
Anche allora, vent’anni fa, in un’Italia turbolenta e sfiduciata, scossa dalle vicende di Tangentopoli, governare la complessità si presentava impresa ardua: farne memoria oggi spinge a riflettere su cosa significhi amministrare la cosa pubblica, e ricavarne indicazioni di metodologia di approccio, e soprattutto culturali, per attrezzarsi nelle sfide di governo presenti e future.