Al voto per il Governo della Regione: due temi centrali per il programma

07 Ott
7 Ottobre 2014

Sono tra quelli che non si sono appassionati molto alle vicende che hanno fatto seguito alle dimissioni di Vasco Errani da Presidente della Giunta dell’Emilia-Romagna, fino allo svolgimento delle primarie del 28 settembre scorso per la designazione del candidato Presidente del centro sinistra alle elezioni del prossimo 23 novembre. Do piena solidarietà e apprezzamento a Errani per il lavoro fatto (non voglio trascurare l’impegno profuso, e i risultati, nella tragica esperienza del terremoto e poi delle esondazioni) e per il rigore e la coerenza tenuti a fronte della sentenza: una sentenza che rispetto, come dovuto, ma che mi suscita molte perplessità e riserve, che mi auguro troveranno conferma nel terzo, e definitivo, grado di giudizio col pieno proscioglimento dell’interessato.

Posto il percorso che inevitabilmente si apriva,  per l’individuazione del successore, almeno dal versante del PD, quel che ne è seguito mi è parso per mesi assai farraginoso, e tale da non aver giovato alla promozione della partecipazione al voto delle primarie. Del resto, anche sul meccanismo delle primarie bisognerà  aprire una riflessione: così come sono impostate troppo spesso si riducono a formazione di schieramenti e tifoserie tra i vari contendenti, senza alcuna o ben poca considerazione per programmi e contenuti, da apprezzare e valutare confrontandoli nel merito. In questo modo, si finisce con il depotenziare l’originalità e l’efficacia dello strumento partecipativo: ne è un segno la consultazione per il candidato del centro sinistra a Presidente della Regione, al di là dei profili delle figure in competizione, e della netta affermazione di Stefano Bonaccini.

Ora viene l’appuntamento delle elezioni vere: è augurabile che in vista del voto i candidati e gli schieramenti elaborino e confrontino programmi adeguati, per serietà e qualità, alla novità e complessità della sfida aperta per l’Emilia-Romagna, per disegnare l’orizzonte di un nuovo ciclo di governo della società e dell’economia della regione in cui salvaguardare e rigenerare, attraverso innovazioni, riforme e investimenti appropriati,  il capitale sociale accumulato, e confermarne il posizionamento a scala europea.

Sono certo che Bonaccini e la coalizione che lo sostiene sapranno farlo al meglio: tuttavia vorrei suggerire qualche modesto contributo su alcuni aspetti cruciali, destinati a incidere fortemente sul profilo delle politiche regionali, e che proprio per questo pretendono analisi ed approcci più approfonditi e penetranti.

In primis la Sanità: il settore che assorbe ormai quasi l’80% della spesa complessiva regionale. In proposito, sento ricorrere nomi per candidature assessorili, e reiterare buone intenzioni, circa la riduzione delle liste di attesa nella specialistica, e il mantenimento di alti livelli di buon funzionamento del sistema. Tutto giusto: a condizione di essere consapevoli che le prospettive sono piuttosto quelle di ulteriori restrizioni nelle risorse a disposizione, che per converso saremo in presenza di una tendenza all’ulteriore incremento dei bisogni e della domanda, e che anche nelle nostre realtà si registra disaffezione di operatori e diffidenza dei cittadini verso i servizi, specie a fronte di esigenze di razionalizzazioni e revisioni.

A ormai venti anni dalla legge regionale di riforma della sanità regionale (maggio 1994), in attuazione delle leggi di aziendalizzazione della sanità pubblica (1992/’93), è opportuno procedere ad una “manutenzione”, che consolidi gli elementi qualificanti del sistema sanità, e ne corregga alcune sfasature. Bisogna innanzitutto riconoscere che il processo di aziendalizzazione della Sanità pubblica, per come attuato in Emilia-Romagna, ha prodotto risultati molto validi, assicurando valorizzazione e autonomia  delle competenze rispetto ai rischi di invasività della cattiva politica, realizzando significativi livelli di efficienza e qualità nel sistema complessivo delle prestazioni, specie in ambito di rete ospedaliera, e conseguendo un sostanziale equilibrio in termini di sostenibilità anche sul piano del rapporto costi/risorse

Di questo, da anni, c’è riscontro dai più accreditati organismi di valutazione nazionali ed internazionali: bisogna non scordarlo mai, e continuare a difendere e affinare un modello di sanità che funziona. Non deve però sfuggire che, nel corso del tempo, causa l’indebolirsi della politica, intesa come capacità di progettazione, indirizzo e controllo ai vari livelli, e per i vincoli cogenti in tema di restrizione delle risorse ed equilibrio dei bilanci, il “governo” della sanità si è molto accentrato sulla Regione, che ne ha l’intera responsabilità non solo per il funzionamento, ma anche per il finanziamento e la spesa. La gestione, ai livelli territoriali, manifesta talvolta i tratti della visione burocratica e tecnocratica, a scapito di un più fecondo rapporto con le istanze del territorio e la partecipazione dei cittadini. Questi erano peraltro rischi già avvertiti fin dall’inizio della riforma: non a caso erano previste le Conferenze territoriali e provinciali dei Sindaci, per un contributo alle scelte di programmazione, il monitoraggio e la valutazione di risultato, ed il coinvolgimento di cittadini ed associazioni nei Comitati consultivi degli utenti per il controllo di qualità/efficacia dal lato della domanda, e circa la soddisfazione riguardo ai percorsi di accesso ai servizi.

Tali strumenti si sono però progressivamente affievoliti nella capacità propositiva e possibilità di incidere: la sfida della prossima legislatura regionale dovrà essere proprio quella di “ricalibrare” i temi della “governance” del sistema, promuovendo una più ampia responsabilizzazione e partecipazione dei territori al fine di orientare al meglio le scelte di priorità all’interesse di salute delle comunità e bisogni dei cittadini Non si tratta di rimettere in discussione l’autonomia professionale e il ruolo che spetta alle competenze: bisogna piuttosto far riacquisire alla politica le funzioni che le sono proprie, per agire le decisioni che sono sua prerogativa. La difesa e innovazione della qualità del sistema sanitario regionale, la tutela del suo carattere universalistico di accesso alle prestazioni, ancorchè selettivo in ragione del reddito dei cittadini, e il mantenimento della funzione di riferimento esemplare che l’Emilia-Romagna  svolge da sempre a livello nazionale in questo ambito, nelle condizioni di difficoltà finanziarie che si prospettano, non saranno possibili solo in forza delle valide competenze tecniche e di un pur lungimirante dirigismo illuministico.

Fermo restando il ruolo di governo strategico del sistema che compete alla Regione, e la piena titolarità nell’allocazione delle risorse (da attribuire in base a parametri standard, con motivazione e piena trasparenza dei criteri di riparto applicati) e nel controllo delle relative spese, si deve puntare a ridare agli enti locali per l’ambito delle ASL di riferimento, ed alle dimensioni territoriali di distretto, più reali poteri di direttiva e valutazione dei risultati per una sanità meglio orientata al cittadino, insieme ad una piena responsabilizzazione, anche loro, sulla gestione delle risorse correlate a quegli obiettivi definiti e condivisi.

Per questo, ed è il secondo snodo tematico cui rinvio in altra scheda di questa newsletter, l’occasione del “riordino istituzionale” connesso alla istituzione della Città Metropolitana ed al superamento delle Province, con lo sviluppo delle Unioni di Comuni e delle aree territoriali vaste, può rappresentare una felice coincidenza per lavorare finalmente all’obiettivo di una sanità che non sia percepita dai cittadini come un luogo di “proprietà” degli operatori sanitari o dei tecnocrati della sanità, ma come il luogo nel quale si realizza “la sanità dei cittadini” e non in senso generico, ma precisamente dei cittadini di un determinato territorio i quali, attraverso le loro rappresentanze istituzionali locali, nel rispetto dei vincoli finanziari e delle priorità, ne possano influenzare i contenuti e controllarne risultati e modalità gestionali.

6 commenti
  1. Nicola SGRO says:

    Complimenti ed in bocca al lupo per l’ottima base per una approfondita disamina dell’argomento. dovremmo cominciare a parlare anche di altri settori non meno importanti : cultura, lavoro, sicurezza, giustizia, ecc.ecc. in modo da offrire ai nostri candidati la base per la redazione di un programma ampio ed articolato.
    Parliamone .
    Ci vedremo al Circolo PD in via Balugola domenica prossima.
    Ciao

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  2. giovanni tinti says:

    Complimenti. Argomentato,propositivo , esame sulla sanità regionale che è un ottimo contributo per conservare al top la sanità in regione.
    Abbracci Giovanni .

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  3. Mario Pellacani U.T.C. Modena says:

    La leggo sempre con interessa e Le rinnovo i complimenti per l’esposizione sul tema sanità. Nella speranza si ricordi del sottoscritto (UTC Modena, edilizia giudiziaria…..), vorrei, se mi è concesso, suggerire quanto segue di tutt’altro argomento:
    siamo sicuri che il tema Giustizia sia trattato a sufficienza in Regione? Vista la dichiarata impotenza dei Comuni nei confronti del Ministero della Giustizia non le pare che la Regione possa farsi portavoce delle istanze divenute sempre più cogenti a causa delle note restrizioni nel riconoscimento del contributo alla spesa?
    Conosco la situazione del resto della Regione, quindi ricordo che Modena, malgrado il peso del ricorso alla Giustizia, rimane sicuramente un fanalino di coda………….

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  4. Ubaldo Chiarotti says:

    Acqua passata non macina più; è vero ma sapere dove è finita l’acqua passata potrebbe servire a non lasciarla più incanalare nei canali sbagliati.

    Piccola ed incompleta cronistoria trentennale della sanità nell’area nord; ovvero le rinunce continue delle aspettative della popolazione di questa parte della provincia ma non solo…

    Anni ’80 nel nostro territorio esistono 4 ospedali che rispondono in modo ottimale alle esigenze del territorio e non solo; Mirandola essendo il comune più grande ha l’ospedale più importante, ma non si possono scordare Concordia con la sua eccellenza di ortopedia che richiama gente da tutta l’Italia; S.felice con i suoi medici di cardiologia e medicina non può essere scordata e tantomeno Finale Emilia……
    Anni ’90 dal governo vengono emanate direttive di tagli alla spesa pubblica (spending review attuale) e prontamente la regione le fa sue consigliandone alla provincia di Modena una solerte applicazione. All’USL 15 quella che comprendeva i comuni dell’attuale AREA NORD diretta dal dott. Pinelli viene consigliato di chiudere n° 3 ospedali: per poter concentrare gli sforzi su un unico OSPEDALE DI ZONA, quello di Mirandola; così chiudono gli ospedali di Concordia e S.Felice, si tenta di chiudere da subito anche quello di Finale, ma la resistenza tenace dei finalesi e la posizione geografica oltremodo sfavorevole (un passaggio a livello che spesso bloccava le ambulanze anche 20 minuti tra Cividale e Mortizuolo), ottiene di conservare un presidio ospedaliero ridotto sì all’essenziale ma funzionante.
    Il dott. Pinelli Marino, direttore dell’USL15 quella che comprendeva praticamente l’AREA NORD (che non era ancora stata così denominata) lavora con tutte le sue forze e risparmiando su tutti i punti del bilancio ivi comprese le ore di straordinario dei dipendenti, sulle consulenze ecc.. insomma riducendo anche gli stipendi al personale, riesce a risparmiare in pochi anni 4 miliardi di lire e mettendo alla frusta le ditte appaltatrici dei lavori in soli due anni riesce a far erigere i primi due piani (ne erano previsti 5 ) del nostro attuale ospedale senza revisione dei costi, (forse questa è stata una grande colpa agli occhi dei politici). Nel frattempo cominciava a prendere corpo il progetto del terzo piano nel quale si prevedeva di sistemare il reparto di nefrologia e dialisi, per i quali il dott. Veronesi si era impegnato a donare tutta l’attrezzatura medico scientifica necessaria, la Cassa di risparmio era pronta a sborsare ingenti finanziamenti ed il dott. Pinelli aveva presentato la richiesta di finanziamento alla regione per l’allargamento del nostro ospedale (terzo piano) siamo alle soglie del 1994 anno in cui la regione approva un nuovo riordino della sanità cancellando le USL e facendo nascere le AUSL provinciali. Il dott. Pinelli viene mandato a Bologna e poi a Parma, l’USL 15 chiude, e viene fagocitata dalla nuova AUSL provinciale; comincia la nostra stagione più negativa, infatti nel ’96 l’AUSL pretende ed ottiene che il comune di Mirandola rinunci ai 5 miliardi di lire che nel frattempo la regione aveva stanziato per il terzo piano dell’ospedale……
    A Modena si comincia a progettare l’ospedale di Baggiovara per il quale si prevedono le chiusure degli ospedali: Estense, S.Agostino, Formigine, Sassuolo. Obiettivamente un grande e giusto progetto, ma succede che i Sassolesi si mettono di traverso; Mariangela Bastico che tanto apprezzo per il suo impegno verso la scuola pubblica, in quegli anni era assessore alla sanità poi sindaco di Modena, e Sassuolo conserva il suo ospedale; complimenti a Mariangela, lei si che ha saputo difendere il proprio territorio; peccato non fosse originaria dell’area nord; comincia così la storia assurda di Baggiovara, che viene comunque portato a termine a pochissimi km da Sassuolo il quale viene contemporaneamente rinnovato con denaro pubblico (anche i 5 miliardi di Mirandola vengono stornati lì tra Baggiovara e Sassuolo), per finire poi in mani private che non si fanno scrupolo della vicinanza di Baggiovara.
    Il sisma del 2012 ha messo in piena evidenza il sovradimensionamento di Baggiovara rispetto al territorio, infatti i due ospedali di Mirandola e Carpi trasferiti quasi in toto, medici e pazienti a Baggiovara non hanno creato lì disagi tali da finire sui giornali ma tutto è filato liscio, nessun paziente è rimasto in barella lungo i corridoi (anche la rete ha aiutato).
    Approfittando dell’emergenza terremoto, l’AUSL di Modena ha deciso una drastica applicazione del P.A.L. chiudendo l’ospedale di Finale e riducendo l’ospedale di Mirandola ad ospedale di prossimità inoltre ha concentrato le specialistiche tra Policlinico, Baggiovara, Sassuolo e Carpi. Tutto questo senza tenere conto della geografia e della viabilità della provincia (vedere la cartina allegata), cosicché gli abitanti delle valli basse di S.Martino Spino e quelli dell’alta montagna di S.Anna Pelago sono costretti a percorrere 80-90 km prima di raggiungere un vero ospedale. Perché anziché concentrare tutte le specialistiche nel raggio di 10-15 km tutte a ridosso della via Emilia già servita egregiamente anche dalle strutture sanitarie di Bologna e Reggio, non si è pensato di distribuirle equamente sul territorio magari investendo a Pavullo ed a Mirandola per dare risposte eque sia agli abitanti dell’alta montagna che a quelli della bassa pianura? A chi ha giovato l’assurdo investimento di denaro pubblico a Sassuolo per poi cederlo a privati?
    Ora si apprende dai giornali che si stanno investendo 72 ml di € al policlinico di Modena; 30 per abbattere la parte più obsoleta, 42 per ricostruirla…….
    La domanda sorge spontanea: perché prima di spendere tanto denaro pubblico non si prova ad ottimizzare al meglio le strutture di Baggiovara, magari spostandovi qualche reparto del policlinico e risparmiare, così da poter redistribuire i risparmi tra Pavullo e Mirandola trasformandoli di nuovo in ospedali di zona e non più di prossimità?

    Mirandola 16/06/13
    In fede
    Ubaldo Chiarotti

    p.s.
    Chiunque può aiutarmi a correggere eventuali inesattezze o ad aggiungere informazioni documentandole, è pregato cortesemente di farlo; correggerò ben volentieri il testo.

    Segue la cartina di Modena e provincia.

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  5. loris piccinini says:

    E’ un ottima occasione per iniziare (finalmente) ad approfondire il sistema della sanità qui a Modena(cardiologia , centro oncologico, e non solo) in questi ultimi anni Modena ha segnato il passo ( con uno spostamento a Reggio Emilia) personalmente seguo le associazioni del volontariato (ass. angela serra, c.c.m distretto di modena) ai volontari viene chiesto sempre più un impegno per poter colmare le inadempienze del sistema sanitario. La stessa scelta dei politici deve essere rivolta per le loro capacità,le conoscenze
    per dare risposte mirate., atte a risolvere i problemi: bene dunque che Lei On: Barbolini
    promuova un tavolo di discussione, dove si vada a definire meglio tutte le questini sia in sanità, ma aperta.
    Cordialmente La saluto.

    Rispondi
  6. Ubaldo Chiarotti says:

    Al sig. Sindaco del Comune di Mirandola
    Ai consiglieri del comune di Mirandola
    Al Presidente dell’U.C.M.A.N.
    Ai consiglieri dell’UCMAN
    Al presidente della Regione Em. Rom.
    All’Ass. alla Sanità della Regione Em. Rom.
    e.p.c: al sig. Sindaco del Comune di Carpi
    e: al COSAN DI Carpi
    Oggetto:
    1. comunicazione del Comitato “Salviamo l’Ospedale della Bassa”
    2. presentazione della petizione per protocollo delle firme raccolte

    Premesso:

    -che come noto il 27 Novembre 2012, presso la sala riunioni di Villa Fondo Tagliata in Mirandola (MO), è nato un “Comitato Spontaneo di Volontariato” denominato: “SALVIAMO L’OSPEDALE DELLA BASSA”, con lo scopo di promuovere ogni iniziativa utile a mantenere le condizioni ottimali di funzionamento dell’Ospedale di Mirandola, per rispondere ai bisogni della popolazione
    – che sono state promosse campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e sono stati presi contattati gli organi istituzionali in grado di intervenire per garantire la tutela della salute
    – che sono state raccolte oltre 6500 firme di adesione e sostegno ai principi ispiratori dello stesso
    Considerato:

    che la nostra iniziativa ha stimolato notevolmente la discussione in merito alla sanità locale,
    Sottolineando che:
    1) gli interventi sulle strutture murarie dopo il sisma sono stati corposi e tuttora in essere
    2) i servizi e le prestazioni del Nosocomio Mirandolese, nonostante l’impegno di tutti i dipendenti, la buona professionalità e la buona dotazione tecnologica, sono tuttora in sofferenza rispetto alle necessità della popolazione residente nell’Area Nord
    3) l’Ospedale di Carpi ha delle strutture architettoniche obsolete ed è situato in posizione geografica infelice
    4) la distribuzione dei Presidi Ospedalieri nella Provincia è piuttosto sbilanciata in favore delle aree Centro e Sud
    A DUE ANNI dall’iniziativa, il comitato ritiene OLTREMODO URGENTE depositare le firme raccolte, e contemporaneamente richiedere alle Amministrazioni Locali:
    1) Di programmare un nuovo PIANO ATTUATIVO LOCALE (P.A.L.) più equilibrato tra centro e periferie della provincia
    2) Di promuovere tutte le iniziative volte alla nascita di un NUOVO OSPEDALE UNICO DI AREA NORD, baricentrico all’area geografica di riferimento tra Terre D’Argine ed UCMAN, a partire dal progetto di fattibilità già inserito nei programmi elettorali delle ultime amministratve del maggio 2014. Tutto ciò per garantire alle generazioni future un’assistenza sanitaria ospedaliera adeguata e parimenti fruibile nelle diverse zone delle 3 macroaree
    3) Di fare nel frattempo ogni sforzo per riconoscere e mantenere elevate le professionalità e gli standard qualitativi degli Ospedali di Mirandola e Carpi, per limitare la mobilità passiva, sempre più frequente nelle nostre zone.
    MIRANDOLA 12/09/14
    Firma a nome del Comitato
    Valter Merighi Ubaldo Chiarotti

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