Un pensiero d’amore, dolce e struggente, a Raffaella
“Papà ma perchè muoiono sempre le persone migliori?”
“Se tu vai in un giardino, quali fiori strappi, quelli belli o quelli brutti?”
Massimo Troisi
Domenica prossima, 19 luglio, saranno sette mesi da quando Raffaella ci ha lasciato, a causa di una malattia maligna e crudele, che tre anni prima aveva cambiato la sua e le nostre vite, e contro cui ha lottato con tutta la forza e coraggio del suo temperamento, senza perdere, fin quasi alla fine, la serenità del suo sorriso e la luminosa voglia di vivere nei suoi occhi.
E’ riuscita, con solo ormai le risorse della sua volontà, a resistere per poter veder nascere il nipotino, Andrea, che ha potuto tenere in braccio almeno una volta, in momenti insieme dolcissimi e strazianti.
Ha lasciato un vuoto enorme, non solo per me e Nicola, suo figlio, ma anche in tante persone amiche e colleghe che l’hanno conosciuta, nella quotidianità delle relazioni, e sul lavoro, e ne hanno compreso, insieme con l’energia e l’intelligenza del fare, la spontaneità e ricchezza di sentimento e umanità.
Di natura schiva e riservata, Raffaella si apprezzava pienamente se si aveva modo di coglierne la maniera di agire, le motivazioni che la spingevano, i valori e interessi che l’appagavano. Una persona di spirito franco, fantasiosa e pratica, curiosa e creativa, generosa d’animo, tollerante di carattere, e davvero dolcissima.
Non mi dilungo, né a parlare di lei, che continua a vivere nei miei pensieri e azioni quotidiane, in cui spesso ricorrono esperienze e situazioni che abbiamo comunque condiviso, né tanto meno a evocare il senso di spaesamento e la dimensione di solitudine di questi mesi, e immagino di quelli a venire: sono affetti, sentimenti e sofferenze della sfera privata che ciascuno che ne sia toccato vive, e deve provare a conviverci.
Ma non potevo riprendere un dialogo, fatto di sincerità e schiettezza, con tanti amici o persone conosciute nel corso degli anni, senza dire di lei, e ricordarne la perdita e il lutto patito, posto che sono tante le persone che incontro e si rammaricano di aver saputo con ritardo della scomparsa di Raffaella, o piuttosto ancora lo ignorano, e ne prendono così conoscenza direttamente attraverso la nostra conversazione: e presumo che lo stesso potrà capitare anche per diversi dei destinatari che riceveranno questa newsletter.
Lo devo anche a Raffaella, cui, approfittandomi della sua amabile pazienza, chiedevo abitualmente di testare stile e contenuti di questi miei periodici scritti, dato che lei, portata alla stringatezza, mi aiutava ad essere meno ampolloso nella forma, e più diretto e chiaro sul merito e le argomentazioni. Metto quindi le mani avanti: se trovate che c’è una qualche eccessiva pesantezza o ridondanza nei testi, eccone la ragione.